Nuovi percorsi
Poco tempo fa una mia cara amica è stata dal medico, che auscultando il suo cuore si è preoccupato e le ha consigliato di recarsi immediatamente al pronto soccorso. Lei lo ha guardato con molta calma, si è messa la mano sul cuore, si è ascoltata, e gli ha risposto “Non si preoccupi dottore, non ho nessun problema”, ed è tornata a casa. Non ha avuto alcun problema in seguito.
Pensando al tema della guarigione mi chiedo spesso quale percorso davvero nuovo stiamo costruendo.
Molto recentemente ho fatto un incontro particolare che mi ha consentito riflessioni importanti su come intendiamo la medicina e la guarigione in questa nostra epoca così progredita, quante siano le assurdità e i controsensi insiti nei percorsi che intraprendiamo in questo senso, ignari di quanto potere ci sia in altri luoghi che sono ben più facilmente a disposizione di tutti, ma di cui a dispetto di quello che ci raccontiamo, non abbiamo sufficiente fiducia, e che fondamentalmente non conosciamo davvero. Non sappiamo quanto Altro è in noi.
Così la nostra idea di percorso alternativo si traduce con il cercare rimedi naturali anziché chimici, o nel ricorrere a continue pratiche energetiche per cambiare la nostra condizione fisica. E’ raro che si comprenda come in questo modo non ci sia alcuna differenza: tentiamo di modificare il dentro a beneficio del fuori, che rimane l’unico aspetto in cui ci interessa maturare dei risultati, l’unico in cui siamo capaci di vederli e di misurarli. Il tentativo continuo di allontanarsi dal problema attuale indica che siamo in conflitto con l’esperienza che stiamo vivendo, e con la possibilità stessa della morte. In tale contesto, non c’è cambiamento.
Quanto sarebbe diverso il modo di affrontare le nostre situazioni, compresa la malattia, se non fossimo così impegnati a scappare dalla parte opposta e se potessimo accogliere l’idea della morte con compassione e benevolenza. Allora dove sta davvero la possibilità di una direzione nuova? Ho letto tanti libri su questo argomento, e molti sono i testi incredibili che spiegano questo percorso: nessuno di essi punta al corpo. Molto di più: nessuno di essi si prefigge la guarigione del corpo o l’evitamento della morte. Prima di aver raggiunto questa disponibilità dentro di noi, non stiamo parlando di guarigione, e siamo all’interno del nostro solito, incessante conflitto.
Un
percorso davvero nuovo è possibile solo maturando l’esperienza diretta di
questa apertura: essa consente di recuperare l’universalità dell’esperienza che
stiamo vivendo, l’universalità dell’Essere che oltrepassa la divisione: qui c’è
l’integrità che detiene ogni potere di Guarigione. In effetti l’Essere è sempre
guarito. Finchè non spingiamo noi stessi a questa profondità, non abbiamo in
mano altro che parole vuote. Il prezzo richiesto per tale ampiezza è la resa
della propria individualità. Nella vera spiritualità i concetti sono pochi, e
le domande sempre le stesse. Sempre la stessa: vogliamo essere guariti o Essere
Guarigione?
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