Chiedilo a lui

 


Tante volte attraverso le canalizzazioni ed i trattamenti mi viene chiesto di chiedere al soggetto con cui entro in comunicazione la sua volontà circa le eventuali decisioni da prendere che riguardano il soggetto stesso. Parliamo quasi sempre di animali, di scelte relative alla loro salute, alla volontà o meno di vivere, al bisogno di sapere cosa desiderano per se stessi. 

Non posso dire di non comprendere o di non concordare su questa linea di pensiero, in fondo c’è una sorta di spazio personale per ciascuno di noi che attiene al libero arbitrio e che va il più possibile rispettato; ognuno ha diritto di decidere per se stesso se lo vuole. 

Tuttavia questa particolare modalità è secondo me una sorta di fase di passaggio nel proprio percorso personale, perché allude ancora ad una separazione fra due soggetti diversi che hanno una vita ed un’essenza separati fra loro. Questo chiedere all’altro, dimostra in realtà l’impossibilità di fare fede all’unità a cui tutti partecipiamo, dimostra il bisogno che abbiamo di dare all’altro la responsabilità di scelte che la vita ha deciso di dare a noi. Dimostra soprattutto il non riuscire a credere alla perfezione intrinseca di ogni evenienza dell’esistenza, che scorre come una Totalità, sempre in ordine rispetto a se stessa. 

Credo che ad un certo punto, addentrandosi dentro di sé, questo voler chiedere all’altro in qualche modo si trasformi in un atto silenzioso di fede in ciò che di Altro siamo, tutti indistintamente; un atto di fede rispetto al fatto che ogni cosa non possa che essere Amore perché non esiste altro che questo. Un atto silenzioso perché a certe profondità le parole non arrivano più, e per comprendere basta soltanto esserci.


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