La morte annunciata

 


Dopo aver riflettuto sulla morte che arriva improvvisa, mi sembra importante farlo anche rispetto all’evenienza opposta in cui la fine si presenta annunciata tempo prima, come nel caso di alcune malattie gravi ad esempio. 

Per chi affronta il proprio passaggio, essere costretti a fronteggiare la solidità del pensiero della fine, dopo aver tentato di allontanarlo per tutta la vita è spesso difficile, e come tutte le prove difficili può spingere nella disperazione, o a prendere confidenza con la sensazione della mortalità, con la temporaneità della nostra natura, accettando di andare dentro a tutte le ombre e le paure. 

Per chi resta, affiancare qualcuno che se ne sta andando mette a contatto non solo con l’eventuale dolore fisico, ma soprattutto con il dolore della paura che vediamo in lui. E’ qui che il percorso interiore conduce, a fronte di un’ineluttabilità tanto dell’evento quanto di agire sull’altro, a considerare che l’unico vero aiuto che si può offrire consiste nella propria serenità. 

Il percorso verso la morte dell’altro spinge anche chi è a fianco ad entrare in quelle profondità per poter comprendere quanto la propria visione sia ampia e capace di abbracciare quel momento con disponibilità ed accettazione, perché solo questo può diventare pace per tutti. Ancora una volta, e forse mai così chiaramente come quando siamo di fronte alla questione della morte, siamo obbligati a riconoscere che l’unico mondo esistente è quello che appare in noi, nella nostra percezione, e che solo lì possiamo cambiare davvero qualcosa. Non per noi o per l’altro, ma in modo totale, abbracciando gli eventi come parte di un unico tutto, e lasciando andare la nostra comprensione. 

La morte annunciata può anche offrire pace, dopo tutto.

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