A lezione dagli Animali - Il viaggio di Pagoda

 


Pagoda è un dolcissimo gatto di circa 10 anni, soggetto a problemi di salute importanti fin da quando era piccolo. Le sue condizioni quando l’ho conosciuto attraverso una canalizzazione (solo una decina di giorni prima del suo passaggio) erano già davvero gravi. La sua compagna umana mi aveva contattata per capire come poter affrontare la prospettiva di un eventuale intervento invasivo e drastico che sembrava essersi reso necessario, ma che sicuramente avrebbe gravato la sua condizione attuale. Non mi interessa descrivervi la sua storia medica o altri dettagli personali della relazione di questo gruppo, quanto piuttosto quello che è successo su un altro piano.

Pagoda si portava dietro l’esperienza passata traumatica di un incidente grave che aveva cambiato le sue condizioni e la sua vita. Portava questa memoria nel corpo stesso, tale e quale ad una ferita visibile. Questo incidente era avvenuto quando lui era un cucciolo, giovane anche interiormente, in un momento quindi in cui la sua consapevolezza era ancora troppo fresca per distaccarsene; di conseguenza da allora ha continuato a riproporre a se stesso questa esperienza di salute cagionevole, che è diventata per lui anche un modo di stare nelle relazioni. Mi ha detto, con molta ingenuità: “Non ho alcuna abitudine con l’idea di stare bene, non so di cosa mi stai parlando”. Mi sono inizialmente meravigliata di quell’affermazione, ma poi ho riflettuto sul fatto che questa oggettivamente la stessa cosa che ciascuno di noi fa ogni giorno. Ad ogni modo la sua scarsa esperienza interiore e la chiusura in questo ciclo di malessere lo rendeva molto passivo circa ogni decisione da prendere, al pari di un bambino che si affida alle scelte dei genitori. Sembrava non avere un’opinione o una preferenza sua sul da farsi. Tuttavia alla fine del nostro dialogo, a dimostrazione della trasformazione che la semplice presenza a qualcuno è in grado di operare (unico vero potere che esiste), Pagoda ha raccontato di come riuscisse a vedersi nelle prossime esperienze come un bellissimo felino selvatico, possente e forte.

Pur nel disaccordo fra i membri della famiglia, la via decisa verso l’intervento procedeva, distante solo una decina di giorni da quell’incontro.

Ho pensato che soffermarsi sui limiti del mondo materiale non aveva alcun senso, non c’era modo di cambiare nulla anche volendolo rispetto alle circostanze in cui eravamo immersi. Ma su un altro piano, le possibilità erano infinite, e di limiti non vi era alcuna traccia. Ho iniziato dunque a fargli dei trattamenti quotidiani (a tal proposito ho scritto di questo argomento in un post specifico oltre che nei libri): nessun intento, nessuna richiesta, nessun giudizio; non volevo convincerlo di niente. Siamo rimasti insieme e basta, scomparendo entrambi nella Meditazione. Così come ho scritto, lui è rimasto con me in tutti questi giorni. A distanza di tre giorni dall’inizio, risentendolo, mi sono accorta che iniziava a fare delle riflessioni, finora assenti, su quello che stava per accadergli, sulle conseguenze e su cosa sarebbe stato meglio per lui. Un passo incredibile. Dopo altri due giorni, mi ha mostrato un’immagine di sé nella forma di quel bellissimo felino di cui mi aveva parlato durante la canalizzazione, e in quella visione ogni suo problema di salute si riassorbiva scomparendo completamente. Era la prima volta che riusciva ad immaginare cosa significhi stare bene. Tuttavia quella che mi stava mostrando era un’immagine relativa a vite future, perciò ho iniziato a pensare che lui stesse prendendo una sua direzione. Soltanto il giorno dopo, è apparso come se si stesse dissolvendo, e la sera stessa ho saputo dalla sua compagna umana che Pagoda se n’era andato.

Non riuscirò mai a spiegare abbastanza bene quanto altro ci sia sotto la superficie, quante possibilità, quanti universi, quanto potere di trasformazione. Un luogo in cui niente può essere un limite, in grado di trasformare la realtà materiale senza alcuna difficoltà. Un luogo in cui le esperienze di intere vite passate possono essere lasciate andare in pochi giorni, diventando nuovi. Assistere e partecipare a questo processo è sempre un’esperienza che vivo con profonda gratitudine e onore. Credo siano viaggi incredibili e splendidi, anche se comprendo che descriverli così può sembrare strano. I trattamenti non sono destinati allo stare bene, ce lo siamo già detti, ma al lasciarsi trasformare rispetto a dove si è, senza porre condizioni alla portata di tali cambiamenti profondi. Anche la morte è una trasformazione, a volte il segno di un raggiungimento importante. Non esiste fallimento o sconfitta, non esiste cosa che non possa essere accettata. In questo luogo di totale assenza, la vita è più piena che mai.

Tocca a noi il difficile compito di comprendere il valore delle relazioni che viviamo senza lasciare che la morte ne sia la fine, ma accettando di trasformare anche noi stessi, lasciandoci portare avanti.

Pagoda mi ha ricordato ciò che a volte dimentico: di credere solo all’impossibile, un po' più in là di ciò che è visibile, e di lasciare che si renda reale, senza disturbare, senza voler accaparrare o possedere, senza avere parte in niente. Mi ha ricordato che lasciata libera dalle nostre continue pretese, l’Esistenza non ha imperfezioni. So che Pagoda ora corre libero dove desiderava, questo sento. E per me è tutto.

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