Ad Alma

 


Cara nonna,

ti scrivo sapendo che non puoi leggere queste parole, ma ne sento il bisogno per me stessa. In fondo credo la scrittura abbia soltanto questo potere personale. 

Poiché l’intero mondo risiede nei miei occhi, la guarigione deve per forza passare attraverso di me, e riguardarmi. Vorrei che fosse così semplice, ma la difficoltà per me non sta nel non sapere accettare ciò che ho di fronte, quanto riuscire a far comprendere che la mia accettazione non è una mancanza di amore. 

Così la tua condizione mi fa pensare ora a cosa credo che rimanga di qualcuno che se ne va, alla natura dei ricordi e della memoria, che ormai da anni in te sta andando perduta. Innumerevoli anfratti di vita nascosti in un luogo che non ti è più accessibile, fra cui anche io. Sono i ricordi, la nostra storia, a fare di noi ciò che siamo? Devo poter credere che ci sia molto altro, perché ad un certo punto, seppur lontano oltre la nostra immaginazione, ciò da cui siamo stati vissuti sbiadisce e scompare. 

Vorrei che non ti preoccupassi di ciò che non puoi ricordare, perché al di là del racconto personale in mezzo a cui sono intessuti, i semi di ciò che è vero restano vivi ovunque a profondità insondabili. Può darsi che tu non sappia più chi sono, eppure la tua sostanza si è ormai mescolata alla mia in un fluire di vibrazioni che si fondono senza sosta, diventando acqua nell’acqua. 

Qualunque cosa sia la nostra storia, la nostra identità, pur che come io credo sia soltanto un’illusione, essa è ugualmente densa di quella Verità che permea l’Assoluto. Siamo allo stesso tempo granelli di sabbia, fiori che sbocciano, e stelle che esplodono e muoiono, sogno e sognatore, e per poter essere così tante cose, significa che l’essenza di cui siamo portatori è Altro. Ed è sempre in salvo. 

Allo stesso modo io non ho paura di dimenticarmi di te, perché i ricordi sono solo carburante per continue trasformazioni, per arrivare continuamente a toccare quel luogo eternamente presente dove nulla è corroso dalle circostanze. 

Mi perdonerai se come mio solito parlo di cose che paiono così astratte, ma come ti dicevo questo è uno dei grandi dispiaceri che mi accompagnano: dirti che per me non sei soltanto tu, ma un frammento di rivelazione dell’Infinito; dirti che non riesco a vederti e trattenerti nella mente come una singolarità, ma che ti vivo come se fossi una canzone, ascoltata chissà quando ma diventata talmente tanto parte di me da suonare attraverso i miei gesti ed i miei momenti. 

Non sono brava con l’emotività, non mi appartiene; ma sapere che siamo polvere di stelle che nuota nell’universo mi dona pace. Perché la tua storia potrebbe andare perduta, ma la canzone che incarni no. Così, scrivo questo a me stessa, per ricordarmi di cantare, celebrando così ogni memoria, ascoltando tutte quelle melodie che ogni istante si sollevano dalla mia pelle, provenienti da chissà quale singolarità. 

Siamo spazio per infiniti universi.

Commenti

  1. Ciao Fede , in questo periodo penso spesso con sofferenza a mio padre,e leggere questa tua lettera a tua nonna mi ci sono rispecchiata e rasserenata . Grazie ❤️

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  2. Grazie per questa meraviglia!

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