Soglie - La storia di ZG

 


ZG è una persona che conosco molto bene da tanto tempo. Una vita non sempre facile ma vissuta con grande forza, e con la conquista di molti traguardi su tutti i campi, fino a raggiungere 90 anni con una salute decisamente discreta. E’ qui che un malore improvviso accade di notte, come spuntato dal nulla, richiedendo un ricovero immediato in condizioni molto gravi.

Diciamo sempre che non siamo mai pronti a questo tipo di eventi, rimuginiamo sulle cose che abbiamo lasciato in sospeso, non dette e non fatte, ma la verità è che anche quando siamo stati bravi a vivere pienamente i nostri giorni senza grandi rimpianti, il momento di andare, così come quello di lasciar andare l’altro, ci trova impreparati, poiché è qualcosa che non possiamo analizzare, razionalizzare e comprendere. Questo è il luogo dell’affidamento.

Come sempre nel raccontare questi momenti vi chiedo di ricordare che si tratta di una narrazione attraverso immagini simboliche. Poiché di accompagnamenti racconto spesso solo di storie di Animali, mi sembrava importante mostrare come il lato umano seguisse i medesimi sentieri, solo spesso più tortuosi.

Appena mi viene detto del ricovero, “sento” ZG per cercare di capire cosa succede e come sta. Mi pare subito che si tratti di qualcosa di grosso, tanto che lui mi appare fuori dal suo corpo, spaesato. Mi chiede: “Quindi? E’ tutto finito? Devo andare?”. Gli rispondo che non lo so, che deve decidere da solo cosa fare, ma di tenere presente che il corpo è profondamente danneggiato. Si volta indietro per cercare di capire se vede qualche luce o qualcosa di simile, ma non accade; allora si volta di nuovo: “Non vedo niente, ho paura. Meglio questo che niente.”, e rientra nel corpo. La prima cosa dunque che mi è chiara è che questa energia è profondamente attaccata alla propria vita ed alla propria identità, tanto da accettare compromessi importanti a livello di salute, e mi sono resa conto che questa è la situazione di tanti. E’ molto faticoso morire in questo modo, e tanto perché sia chiaro, non sarebbe assolutamente necessario.

Ad ogni modo, nei giorni successivi questa energia cerca di capire com’è la situazione, inizia quasi una vera e propria conta dei danni per vedere su cosa può ancora contare, spostandosi progressivamente in zone diverse del corpo man mano che la situazione peggiora ed il fisico si va chiudendo. Lo spazio accessibile si riduce drasticamente, tanto che ad un certo punto ZG inizia ad apparire di nuovo all’esterno del corpo, come se non riuscisse più a starci dentro. Pur tentando di restare aggrappato al proprio passato, sembra quasi che il corpo stia tagliando ogni ponte, ogni filo, ogni collegamento con lui. La situazione è abbastanza chiara, ma ZG non riesce ad accettarla: ha paura, forse non ci ha mai pensato in questi termini, ha mille domande su cosa sarebbe successo dopo, e continua a preferire ciò che conosce e che ha conquistato fino ad allora piuttosto che un nuovo inizio. 

Serve tempo per questi processi, io non ho certo da dargli le risposte che vuole; deve arrivare da solo alla propria scelta, soprattutto perché possa essere un vero lasciar andare il passato e non un portarselo dietro. Che è poi quello che quasi sempre accade: il ricordo delle esperienze irrisolte diventa qualcosa che dà vita a nuove forme, e questo non può che tradursi in noi in un grande conflitto. 

Comunque, bisogna solo aspettare, lasciando che in quel silenzio ciascuno, da una parte e dall’altra, sia messo davanti all’ineluttabilità degli eventi, e vi si arrenda. 

Dopo pochi giorni, quella luce che non era riuscito a vedere all’inizio appare dietro di lui, e una corrente sembra trascinarlo indietro gentilmente; ZG è un po' più sereno, forse ancora non convinto del tutto, ma meno impaurito di dover partire; si lascia trascinare, si lascia rendere trasparente. Avrei pensato, dopo quel momento, di non avvertire più la sua presenza, e invece ancora è lì, chiedendosi se partire o restare aggrappato ai propri ricordi, ai propri cari. Poche ore dopo siamo stati avvisati che ZG se n’è andato. 

Credo che infine in quella luce ci sia entrato, ma ma che lo abbia fatto d’impulso, smettendo di pensarci troppo, perché il pensiero lo teneva legato qui, e non sarebbe mai uscito da quell’indecisione. Ora la sua esperienza è conclusa, e certamente servirà tempo per trasformare  e asciar andare in esperienze future quella paura che non ha del tutto superato. Ma pian piano accadrà tutto ciò che serve.

Guardando a come nella nostra società occidentale ci arriviamo, fisicamente e mentalmente, è difficile immaginare che la morte possa essere vissuta e attraversata in modo sereno anche sul piano del corpo, come altre culture ci mostrano. La nostra energia di conseguenza può fare la stessa fatica a separarsi da ciò che abbiamo definito come la nostra identità. Ogni passaggio è singolare, comunque straordinario, pezzo di un racconto in cui niente è mai fuori posto, né i dubbi, né la paura, nemmeno l’inconsapevolezza. E tuttavia siamo noi, con la nostra intera vita, a definire quel momento, a renderlo così come è; possiamo scegliere anche altre strade.

Non dirò "Buon viaggio ZG", perchè ciò che prosegue è Altro.

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