Niente di sacro
"... Credo che avessero ragione gli antichi filosofi che supponevano uno strato della nostra anima in comune con altre specie di esistenza, una dimensione "vegetativa" del nostro essere che tende a sfuggire alla coscienza come l'attività di un organo involontario. L'individuo che recupera alla sua consapevolezza questa forza negatrice, questo potere cieco di pura persistenza, questo ritmo stagionale di espansione e contrazione, riconoscendosi per questa via intuitiva in ogni fenomeno della vita cosmica, non considerandosi molto diverso da un cane randagio, da una venatura del marmo, da un cespuglio di rosmarino, ha ottenuto qualcosa di molto simile alla salvezza. ..." (Due vite - Emanuele Trevi) Ho adorato queste parole, si sono impresse nella mia memoria come un suono preciso, tanto che posso recitarle come un mantra. In cosa crediamo che consistano la salvezza, la realizzazione, l’illuminazione? Non si tratta di un fare, ma del riconoscere ciò che è già...