A lezione dagli Animali - La coerenza di B.

 


B. era uno splendido cagnolone che ho conosciuto una decina di anni fa insieme alla sua compagna umana. Aveva un carattere particolarmente difficile, riluttante al contatto con gli estranei e comunque oltre una certa misura. A volte, se stava poco bene o sentiva dolore fisico, non permetteva nemmeno alla sua compagna umana di toccarlo. Diffidente, un po' chiuso, ma molto presente. Ha fatto il suo passaggio non molto tempo fa, e la sua storia mi ha consentito di riflettere ulteriormente su un aspetto importante che credo sia poco chiaro. 

Nel corso del tempo avevo appreso qualche notizia del suo carattere energetico attraverso le canalizzazioni, e sapevo che le sue chiusure e riluttanze provenivano da traumi passati che non era riuscito a superare, e di fronte a cui si era sentito solo. I blocchi che aveva con sé erano così forti che se lo avessi dovuto leggere attraverso quello che normalmente si insegna nel mondo energetico, mi sarei aspettata di trovare in lui numerosi problemi di salute. Si poteva ben dire che in lui c’era molto di inespresso, di non condiviso, di non risolto.

Eppure, lui ha goduto di ottima salute fino all’ultimo mese, e certamente non è stato il primo caso simile che ho incontrato. Cosa c’era di diverso rispetto ad altre storie in cui blocchi simili avevano causato condizioni di estrema fragilità? Un fattore c’era: era la piena adesione a se stessi, l’assenza totale del dubbio. 

Avete presente quando noi diciamo: “l’erba cattiva non muore mai” in riferimento a persone che consideriamo in generale piene di energia negativa? E’ vero, e quelle persone, esattamente come il caso di cui stiamo parlando, hanno in comune il fatto di essere pienamente convinti di sé e delle proprie azioni. In qualche modo, a dispetto delle tematiche che possono avere da risolvere, la loro convinzione li rende così vicini a loro stessi da non creare dissonanze. A dispetto persino della consapevolezza che hanno di se stessi. 

Questo ancora una volta sposta il punto della questione, che è sempre stata quella consapevolezza, intesa come il sapere quello che ci riguarda, il conoscere cose di noi stessi. Ma qui la nostra storia rivela di spingersi oltre la nostra possibilità di quel sapere, andando a toccare l’inconscio per sparirci dentro. 

Potrebbe dunque il punto essere quella convinzione che non lascia spazio a dubbi e che quindi ha in sé il potere di dare forma alle situazioni? Potrebbe essere semplicemente la presenza, e nient’altro? E in questo caso, cosa ne resta del nostro percorso interiore?

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