Storie e Percorsi - Luna e Monica: crescere perfettamente
Descrivere
quello che accade in un percorso attraverso i Trattamenti è difficile.
L’intraducibilità e l’assenza di definizioni e confini del sentire che risiede
sotto la superficie costringe a costruire dei racconti che sembrano sciocchi
voli di fantasia, o ben peggio, la descrizione di una qualche realtà effettiva
“interiore”. Il mio percorso mi ha portata a maturare profondo rispetto ed
allineamento con ciò che non può essere spiegato, realizzando di conseguenza il
non-bisogno di sapere. In questo oceano sconfinato di Nulla, o comunque di
Qualcosa che certamente supera la misura della mia mente, le parole non mirano
a contenere un significato, ma ne emergono come parte, generate esse stesse da
quel Vuoto in cui non ci è concesso entrare. La bellezza di questi racconti,
liberi dal vincolo di dover rappresentare una qualche realtà, diventa dunque la
consapevolezza di stare scorrendo in una dimensione più grande, nella quale
proprio il non toccare alcunchè con i bisogni della mente libera uno
straordinario potere: di trasformazione, di realizzazione. Di pace.
Ho
conosciuto Luna, una splendida gattina nera a chiazze bianche, e Monica ad
inizio del mese di novembre 2024. Il bisogno era quello di provare ad aiutare
Luna rispetto ad un fastidio all’orecchio destro sorto in seguito ad un
intervento che aveva subito per togliere un polipo. A partire da questo punto,
non era una questione di andare in cerca di cause e spiegazioni, né un
tentativo di realizzare un’azione di qualche tipo. Per ascoltare, per perdersi,
bisogna fare silenzio, e quindi non avere domande: la comunicazione è un
processo davvero ampio. Monica ha compreso che i Trattamenti avrebbero mirato
ad un tipo di percorso diverso da quello del sapere e del fare, e pur non
sapendo bene dove avrebbe condotto, ha accettato con grande apertura
un’esperienza nuova.
La prima volta che io e Luna ci siamo incontrate, ho avuto la sensazione che non volesse neanche parlarmi, e che desiderasse andarsene. Rigida, sulla difensiva, decisa a mantenersi a distanza. Non voleva ascoltare, e questa comunicazione così difficile sembrava rimandare al fastidio all’orecchio, che peraltro non si lasciva medicare volentieri. C’era una cicatrice fresca, qualcosa che lei avvertiva come molto presente. Potevo vedere la sua grande sensibilità, talmente profonda da emergere dalla sua pelle. Quando ci blocchiamo di fronte a qualcosa, capita, c’è un momento in cui la nostra stessa sensazione di impotenza diventa così reale da non poter essere superata o demolita. A ben guardare, si vedeva dentro di lei il profilo di un piccolo gatto, un cucciolo, come una matrioska. Forse era l’eco di un dolore legato alla perdita, dei fratelli o della madre, e la conseguente paura di non riuscire a sopravvivere. Si sentiva indifesa, e cercava di proteggersi più che poteva. Guardava il mondo con la richiesta negli occhi di non essere allontanata dalle sue convinzioni e rigidità, di non essere testata circa la sua forza, elemento che raccontava della consapevolezza circa le proprie fragilità. Persino quegli incontri le sembravano, per quanto animati da buone intenzioni, un tentativo di farle fare un cambiamento, a cui lei rispondeva chiudendosi.
Poteva andarsene, ma non è mi è mai capitato un frammento di Anima che fuggisse da uno spazio vuoto: quel luogo era a disposizione sua, non votato a qualche indagine o richiesta; era uno spazio di non-interazione, e lei lo sentiva. Quanta bellezza e quanto potere nel non dover chiedere niente! Abbiamo provato a continuare con i Trattamenti, ed è accaduto ciò che accade sempre: quando lo spazio viene lasciato libero, tutto riprende a scorrere.
Pian piano, con i suoi tempi, volta dopo volta Luna ha iniziato ad ammorbidirsi, rendendo evidente il legame con la sua compagna, molto più profondo di quel che forse entrambe credevano. Si vedeva riflessa negli occhi di Monica, e sentiva che lei la amava e la accettava senza condizioni, che fosse rigida e complicata o dolce ed affettuosa. Non si sentiva giudicata, e le sue insicurezze potevano lentamente essere lasciate libere di salire in superficie: si rendeva conto delle paure e delle ferite che portava con sé, in qualche modo, anche se non diretto, c’era in lei il desiderio di ricevere aiuto. Camminava più rilassata sul tavolo di casa, si avvicinava a Monica, le tendeva la zampa. Sentivo che iniziava a vivere le sue emozioni più profondamente, con meno difese. Il sentirsi amata e sostenuta le dava il coraggio di concedersi più tenerezza, scoprendo non solo che le piaceva sentirsi così, ma che poteva accedere a molte più risorse di quelle che credeva di possedere.
Stava iniziando a crescere, da quella bambina
chiusa ed indifesa ad una giovane che scopriva nuove esperienze emotive in cui
entrare. Perfino il corpo fisico seguiva quello scorrere: articolazioni e
tendini erano più fluidi, le informazioni passavano in lei più facilmente.
Stava ripristinando il suo piano di comunicazione. Monica a quel punto mi
raccontò dei cambiamenti che vedeva prendere forma in Luna, con meno dolore
all’orecchio e maggiore disponibilità a lasciarsi pulire e medicare quando
necessario. Chiedeva aiuto, e si apriva ad accettarlo: era un passo
grandissimo. La crescita continua e l’aumento della percezione di sé erano i
prossimi obiettivi, che lei iniziava a realizzare offrendosi ad una
comunicazione aperta di scambio, di ascolto e di espressione di sé. Più volte
ripeteva che dagli occhi di Monica si vedeva restituita l’immagine di una
creatura forte, capace e bellissima.
Il
nostro è un percorso appena iniziato, che venga testimoniato nei trattamenti o
meno, di cui anche se marginalmente mi sento parte per ciò che ricevo e che
arricchisce immensamente la mia esperienza. L’ultima volta ad oggi che ho
sentito Luna, lei era in braccio a Monica, le offriva la schiena con la colonna
vertebrale ben visibile al pari di una cerniera. Sotto, tutto l’addome era
trasparente, a fare mostra delle ferite e fragilità sottostanti a cui sembrava
essere sempre un po' più pronta e capace di avvicinarsi. Condivideva questo
momento con la sua amata compagna, e in questo gesto è espresso tutto l’amore
che le lega: coloro a cui concediamo di vederci fino in fondo, fin nei luoghi
più sottili della nostra identità, non sono forse quelli che possiamo dire di
avere amato davvero?
La crescita, i cambiamenti, non sono volti in qualche direzione precisa, questo mi sta ricordando Luna: che dobbiamo partire dall’amarci per come siamo in ogni istante. Tutto muta in continuazione, ma più lasciamo andare i nostri attaccamenti, più questo scorrere si fa leggero, privo di attrito, capace di acquisire un proprio ordine. Si fa pieno.
I
percorsi attraverso i Trattamenti sono un viaggio sotto la superficie delle
apparenze, un modo diverso di guardare per poter scorgere ciò che di solito ci
sfugge: la perfezione intrinseca di tutte le cose, la reale natura dell’amore
che intesse i fili dell’intera Esistenza.
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