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Visualizzazione dei post da novembre, 2025

Gli avanzi della vita

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  Moriamo per le cose che tratteniamo. Tutti gli eventi che incontriamo ci attraversano e si incastrano nella fittissima rete del nostro io, nell’illusione della nostra esistenza come singoli individui, dando vita e sostanza a pesi e fatica, a dolore e paura. Tutto ciò di cui facciamo esperienza entra a far parte della nostra identità, e sia che si tratti di qualcosa di piacevole o spiacevole, diventa in noi qualcosa che ci consuma. Questo perché gli eventi, le emozioni, i pensieri e le sensazioni non sono fatti per essere trattenuti, né ciò che realmente siamo è fatto per essere ridotto ad un’identità delimitata e finita.  Se lasciassimo andare, se fossimo solo stanze vuote in cui niente può fermarsi, allora potremmo evitare di morire? Certo che no, perché ciò che produce in noi la morte è lo stesso principio che produce la vita. Tutto ciò che in noi rimane irrisolto, diventa materiale per future esperienze, e la vita ricomincia per un altro corpo-mente. Nasciamo in quanto ir...

Quando si dice "niente"

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  Una domanda comune che sento spesso formulare riguarda tutte quelle attività, gli hobbies e le passioni, che vengono svolte nel tempo libero. Una volta esaurite le faccende obbligatorie della nostra quotidianità, ci impegniamo a ritagliare dei momenti in cui poterci dedicare a tutte quelle cose che ci piacciono ma per le quali non abbiamo tempo da spendere diversamente. Così la nostra giornata si intensifica ulteriormente di “fare”, benchè si tratti di un genere di impegno che ci rilassa e ci svuota la mente.  Niente da obiettare ovviamente, ma è interessante notare come per noi la concezione di tempo libero coincida comunque con qualcosa da cui farci impegnare. Non si tratta mai di un intervallo davvero vuoto. In una recente intervista ad un attore con cui si parlava del confronto tra gli anni 80/90 e i tempi attuali, si faceva riferimento a come in passato la mancanza di troppi stimoli consentiva più spesso di annoiarsi. Durante un viaggio in treno, il semplice osservare f...

Oltre l'umanità

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Ogni forma d'arte è un'esperienza di profonda conoscenza di sè. Nel mio caso, amo profondamente l'uso delle parole, in particolare per il fatto che possano essere usate per indicare ciò che non può essere detto: in tal senso, esse raccontano dell'immortalità.  Pur essendo che qualunque storia, per quanto personale, non possa che essere riferita ad un'esperienza collettiva ed universale, è abbastanza facile distinguere nei racconti quale stia solo cercando di salvaguardare l'identità di colui che scrive, e quale presta la propria vita ad un'opera di sublimazione e trascendenza della condizione di tutti. Per questa seconda ipotesi è necessario che chi scrive sia consapevole del viaggio che sta compiendo, un viaggio inseguendo la domanda "chi sono io?".  Potremmo intendere questo percorso come la comprensione ed il recupero della nostra condizione umana, ma questo sarebbe soltanto una tappa transitoria, perchè se condividiamo la nostra vera essenza co...