Essere liberi
All’interno di un percorso di crescita personale si parla sempre della questione del giudizio, della necessità di andare oltre questa tendenza così connaturata in noi. Il giudizio è strettamente legato alla nostra interpretazione di ciò che viviamo, in un gioco curioso che sembra il solito paradosso già incontrato: l’una e l’altro si generano a vicenda e si presentano insieme. Il giudizio riguardo una situazione ne definisce la mia interpretazione, ma essa a sua volta si basa sui miei schemi di giudizio. Per farci un’idea migliore della questione credo sia necessario passare attraverso il tema della libertà, a tutti noi così caro, soprattutto in questo periodo dove ne lamentiamo spesso la sua assenza.
Allora, partiamo dal chiederci cosa intendiamo quando parliamo di libertà, essendo chiaro che intendiamo andare oltre il semplice significato delle parole. Diciamo grossolanamente che possiamo considerarla come la possibilità di vivere la nostra vita secondo ciò in cui crediamo? Certamente non si tratta dell’illusoria idea di poter fare sempre quello che ci pare, il punto è molto più sottile. Ciascuno di noi desidera poter esprimere pienamente la propria visione della vita: abbiamo le nostre idee, le nostre opinioni su ogni faccenda, e ciascuno ha la propria personale bussola morale attraverso cui distingue ciò che ritiene giusto dallo sbagliato, bussola che guida, o dovrebbe guidare, la direzione delle nostre scelte nella quotidianità.
Dobbiamo riuscire a considerare profondamente che queste realtà interiori sono assolutamente personali, e sono fra loro anche molto diverse, dal momento che si formano dalle nostre esperienze e dagli esempi ed insegnamenti che riceviamo. La morale non è univoca, perché non lo è la nostra percezione degli eventi. Mettete due persone di fronte alla stessa situazione, ed esse ne trarranno esiti interiori assolutamente singolari e irripetibili, per quanto a livello superficiale di comunicazione le risposte date possano sembrare simili. Ma anche semplicemente chiedendo loro di dire cosa stanno vivendo in quel momento, vedrete che stanno raccontando della propria realtà personale. Perché mai questo deve essere un problema? Dobbiamo imparare ad ascoltare.
Allora, ciò che è giusto per me può essere assolutamente sbagliato per qualcun altro. Chi ha ragione? Esiste una ragione? Chi ha il diritto di decidere cosa sia giusto per tutti? Dal punto di vista della Spiritualità, ogni cosa è sempre giusta e sbagliata nello stesso momento, poiché essa si apre oltre la nostra dualità esperienziale. Dov’è che diamo vita al problema? Quando abbiamo la pretesa di definire ciò deve essere seguito anche dagli altri; se le nostre opinioni diventano giudizio e presunzione di verità, la libertà smette di esistere. Siate onesti: lo facciamo tutti e sempre, ogni volta che pretendiamo che gli altri riconoscano come buono e cattivo tutto ciò che lo è per noi. Ci lamentiamo di come va il mondo ritenendo che se tutti pensassero bene come noi le cose andrebbero meglio. Questo sarà un punto importante su cui soffermarsi, perché l’idea che sia possibile un simile equilibrio contrasta ineludibilmente con la nostra natura duale, in cui l’equilibrio è dato dal movimento di correnti diverse ed opposte, in cui niente è mai solo una condizione alla volta. Volete un esempio? Io ho un cane, e cerco di trattarlo nel modo migliore possibile; sono vegana per scelta, ma il mio cane non lo è, e per nutrirlo al meglio devo andare a comprare carne. Ciò che è giusto per il mio cane, a cui è legato tutto il mio amore, è ingiusto per l’animale che diventa il suo cibo. Come pensate di uscirne? Ogni cosa integra tutti gli opposti. Ogni singola situazione che potete prendere in considerazione contiene questo problema, e il fatto che decidiate infine il giudizio per le vostre azioni è possibile solo perché guardate da un unico punto di prospettiva: il vostro. Se prendeste in considerazione ogni singolo punto di vista, non potreste mai fare alcuna scelta. Il giudizio è possibile perché riguarda singolarmente ciascuno di noi, ma non ha alcun valore assoluto.
Allora tornando a ciò che dicevamo, e comprendo bene quanto questo sia difficile, se io voglio essere libera di essere vegana, cioè di non essere giudicata per le mie scelte, devo consentire a chi consuma carne di non essere gravato dal mio giudizio. In questi termini, se ci pensate bene, la libertà ha un costo enorme: quello di lasciar liberi gli altri di essere se stessi. Del resto, le mie scelte non sono universalmente giuste, nemmeno per me stessa, figuriamoci se posso permettermi di sapere o dire ad alcun altro cosa sia meglio per lui. Finchè non comprendiamo questo, non ci sarà libertà, né cambiamento. Possiamo essere liberi solo nella misura in cui permettiamo agli altri di esserlo ugualmente, e quando ci riusciamo, accade che lo spazio a nostra disposizione si ampli immensamente.
Dunque la domanda è: quanto desideriamo essere liberi? Quante volte siamo noi a togliere libertà agli altri attraverso il nostro giudizio? Perché riteniamo con tanta certezza e convinzione di avere la risposta giusta? Personalmente, penso alle molte esperienze che il mio percorso interiore mi ha permesso di toccare che non sono facilmente condivisibili dalla comune morale, pur guidando il corso della mia quotidianità. Ma per potermi sentire a mio agio in ciò che sento, il passaggio, per niente comodo o facile, consiste nel lasciare che altri vedano e vivano la vita in modo completamente opposto. La libertà risiede nel lasciar essere, che è la più grande fonte di guarigione. Anziché creare divisione, lasciate a ciascuno la propria responsabilità e la possibilità di fare le proprie scelte, ricordando che ciascuno è nel proprio momento, e non potrebbe fare altro che ciò che fa, esattamente come voi.
So che ci scontriamo con diverse questioni. Dobbiamo quindi permettere tutto? Accadono cose orribili, dovremmo soltanto restare a guardare? Non dobbiamo confondere l’azione con il pensiero che ne abbiamo. Ciascuno di noi agisce nel mondo secondo la propria visione, ma il perseguire i propri ideali non ha nulla a che fare con il giudizio. Quando diventiamo capaci di stare veramente dentro all’esperienza che stiamo creando, possiamo agire senza bisogno di sentirci nel giusto, o di avere ragione sugli altri. In quelle profondità, dove pensiero e parola scompaiono, l’esperienza stessa rivela ciò che non ha alcun bisogno di giudizio, ciò che è completo e Assoluto.
Su un piano molto pratico, ricordando sempre che gli eventi in cui ci immergiamo sono fatti di noi, per smettere di giudicare gli altri dobbiamo prima smettere di farlo con noi stessi. “Come fuori, così dentro, …” dicevano gli Alchimisti. Sembra impossibile da fare, eppure anche questo si impara, un passo alla volta.
Lasciate semplicemente che le cose accadono, e prendetevi cura di tutto ciò che potete. Non potete dire agli altri cosa dovrebbero saper fare e comprendere, potete solo condividere la vostra esperienza e visione: occupatevi di quella. Permettete che la vita sia abbastanza grande per tutto e per tutti, e per ogni parte di voi stessi. Perché non vi fidate di questo? Allora forse è la vostra visione ad aver bisogno di ampliarsi. Concedete a ciascuno il proprio momento, la possibilità di essere ciò che può e ciò che non può, e concedetelo anche a voi stessi. Concedete alla vita di essere imperfetta, e scoprirete cosa sia la Perfezione. Dovete partire da dentro, perché là fuori non c’è niente su cui potete agire davvero. Lo so che sembra un controsenso, ma vi invito a sperimentarlo direttamente: togliete libertà agli eventi e continuerete a dare loro sempre nuove forme e pesi; lasciateli liberi di essere, ed essi troveranno il loro ordine senza fatica!
Commenti
Posta un commento