Il paradosso della creazione degli eventi
Quando iniziamo a lavorare su noi stessi diventa più facile comprendere come realmente siamo proprio noi a creare gli eventi che viviamo. Ce lo diciamo spesso, ma non è così semplice da sperimentare. In occasione di una canalizzazione mi è capitato di dover insistere su questo punto, rispondendo che si, la responsabilità delle cose che ci capitano è nostra. Possiamo perdere tutto il tempo che vogliamo a cercare di affibbiarla ad altri o alle circostanze, ma prima o poi dovremo riconoscere che ogni potere è nelle nostre mani.
Tuttavia, come ormai avrete intuito, la faccenda è tutt’altro che lineare, come sempre accade. Se immaginiamo questo processo secondo la nostra logica causale, cercando negli eventi, in modo grossolano e macroscopico, lezioni da apprendere e messaggi da decifrare, ci sta sfuggendo la parte più sottile che ci catapulta oltre la nostra identità. Ho già scritto di come sia importante rivedere il modo in cui intendiamo l’idea di scopo e di crescita personale, perché se continuano ad alimentare la nostra illusione personale, essi rischiano di diventare un grosso ostacolo.
L’Universo
a cui ci rivolgiamo, quale che sia il modo in cui lo immaginiamo, non è un
creatore che risponde alle nostre richieste, ma un grande specchio che riflette
e materializza ciò che si trova davanti. Non c’è in questo alcun pietismo o
compatimento per le nostre situazioni, che tutte derivano unicamente dalla
nostra inconsapevolezza. Se ci pensate, quando preghiamo per ottenere qualcosa,
che si tratti di salute, di successo, di protezione dei nostri cari, …, in
realtà stiamo dichiarando di esserne mancanti: ecco cosa rifletterà il nostro
specchio. Dovremmo allora osservare (uso questa parola anziché “domandarci”,
perché la ritengo più adatta), di fronte ad ogni evento, da quale parte di noi
sta prendendo forma, e cosa ci sta dicendo di noi. Quando ci rendiamo
disponibili ad ascoltare davvero, scopriamo di essere in grado di sentire molte
cose.
Curioso questo meccanismo: di fatto è vero che siamo noi a creare ciò che viviamo, ma possiamo creare soltanto ciò che siamo. Questo è il paradosso insito nella mortalità: tutto è causa e conseguenza di sé. Perché questo discorso ci interessa tanto? Perché pensando al lavoro che tentiamo di fare su noi stessi, potremmo da questo cogliere l’inutilità delle nostre preoccupazioni e dei nostri tentativi continui di fare e migliorare ciò che siamo. Il punto è questo: se non siamo in grado di realizzare un cambiamento, è perché quel cambiamento non si è ancora verificato in noi, pertanto non può manifestarsi. Ciò che prende forma può farlo solo perché è già in noi. Eppure, se ci dedichiamo a coltivarlo in noi, esso si addenserà in qualche luogo del nostro inconscio per poi venire alla luce. Questo è ciò che possiamo fare, lasciando andare tutto il resto.
Allo stesso modo, quando cerchiamo di aiutare qualcuno, osservandolo da fuori con la lente della nostra esperienza e della nostra consapevolezza, che non è quella dell’altro, dovremmo continuamente ricordare a noi stessi che tutto ciò che possiamo fare è esprimere la nostra visione, niente di più. L’altro avanzerà a suo modo, con i propri tempi e le proprie risorse, secondo ciò che è in grado di cogliere dalle altrui visioni e di creare da sé in quel momento della sua esperienza. Non abbiamo noi la sua risposta né la sua soluzione, poiché ciò che vale per noi proviene dal nostro momento, che è diverso da quello di chi abbiamo di fronte. Credo dovremmo imparare a lasciar camminare l’altro secondo la propria consapevolezza, e decidere di occuparci del nostro di cammino, cosa che ci offre già a sufficienza da fare.
La realizzazione, per me stessa ho
compreso, coincide con l’offerta totale di sé, ma non a qualcuno: al Tutto
impersonale, e all’interno di questa Totalità, non importa se la comprensione
che posso guadagnare in una vita è di mille miglia o di un solo passo, perché ciò
che ottengo non è comunque mio, né avviene tramite merito mio. Le
trasformazioni più grandi che riesco ad osservare in me, sono sorte tutte dal
Nulla. Parti di un’inevitabile e continua crescita dell’Esistenza, ogni
comprensione singola evolve, senza eccezione e senza errore, diretta non verso
qualche realizzazione, ma verso la resa.
Grazie 🙏
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