Grandi responsabilità!
Sempre più, quando approccio l’idea di un
trattamento, che sia per un animale o per un essere umano, mi sento molto
costretta all’interno della concezione che abbiamo di questa pratica: una
tecnica da applicare, un’azione che ha un inizio ed una fine, peraltro ben
marcati da appositi segni o rituali che distinguono quel momento dal resto del
tempo. Non so bene come spiegare i limiti che percepisco in tutto questo.
Innanzitutto il fatto che l’invio di qualcosa di benefico sia “a tempo”: quale amore può mai agire entro dei limiti? Quando siamo preoccupati per qualcuno a cui teniamo, quel pensiero occupa tutto il nostro tempo, così come quando ci sentiamo innamorati. Non ci sono delle demarcazioni, rimangono come sottofondo anche mentre siamo impegnati a fare altre cose.
In secondo luogo non comprendo come questo atto così importante possa realmente provenire dalle mie capacità individuali; in fondo il tempo che vivo nella mente è limitato, e sicuramente non sufficiente per rispondere alle esigenze di tutti. E’ lo stesso filo che ho seguito nel comprendere cosa significasse per me la Preghiera. Ciò che ci attraversa è un continuum, non ha pause.
Quando penso di approcciare un trattamento, mi limito a mettere a fuoco il pensiero del soggetto a cui mi rivolgo, facendolo sedere accanto a me; poi torno al respiro e lo lascio andare nel flusso della mia meditazione, che è il più possibile continua durante il giorno. La responsabilità di fare un trattamento a qualcuno sta nel prendersi l’impegno di essere sempre in quel vuoto, non solo di accedervi in alcuni momenti operando delle continue divisioni. Così è ovviamente più facile, ma il percorso per la Consapevolezza può definirsi semplice, non facile. Questo è l’unico modo in cui funziona.
Pertanto, sto facendo trattamenti in continuazione, ma è meglio dire che
ciascuno vive attraverso la meditazione che vive da sé. Tutto smette di essere
un pensiero, e in ciò che rimane non c’è più un’azione, ma solo l’Assoluto, che
è già amore, che è già guarito. Quanto piccola mi sembra da qui la via degli
intenti d’amore inviati occasionalmente!
Non mi sto dunque accollando la
responsabilità di operare un cambiamento nell’altro: se accetto di fare un
trattamento significa che una volta di più accetto quella verso me
stessa del ricordo continuo della Consapevolezza, del ricordo continuo di
essere già in quel Vuoto che unico esiste. E’ tutto qui: preghiera, pensiero,
azione, manifestazione.
Non guardo mai a ciò che consegue ai
trattamenti, perché non c’è mai nessun dopo, ma un continuo adesso, in cui gli
eventi si manifestano senza giudizio né aspettativa né interpretazione. E
dunque non accadono. E comunque, poichè nessuna manifestazione è mai all’esterno
del Vuoto, quale intenzione potrei mai formulare? Cosa potrei mai sapere io più
del Vuoto? Fare un trattamento significa Essere. Qualunque tecnica allena
questo, non chissà quale capacità in noi: niente ci riguarda; noi possiamo
soltanto divenire.
La gente chiede
sempre cosa e come fare per comprendere e crescere: iniziate a meditare! Non c’è
nient’altro.
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