Una sola Guarigione

 


Un altro libro molto interessante che ho letto, datato ma assolutamente attuale, è “Guarirsi da dentro” di Deepak Chopra, medico indiano che racconta con rigore scientifico l’indubitabile legame tra la materia del nostro corpo e l’energia di cui essa è fatta, dimostrando anche come sia essa a definire le condizioni e le possibilità della materia stessa. In realtà il nostro potere personale risiede più in profondità ancora, in quel Vuoto di cui ogni energia è composta. 

Se c’è un momento in cui i limiti della nostra visione duale della vita emergono è proprio di fronte alla malattia; essa ci pone anche di fronte alle nostre paure, ai confini che abbiamo tracciato con lo spazio che abbiamo a disposizione, e con ciò che abbiamo fatto di tutte le nostre possibilità. Chi pensa che guarire attraverso l’interiorità sia un processo riconducibile ad una tecnica da applicare, fa bene a continuare a rivolgersi altrove.

Quando prendiamo in esame casi di guarigioni considerate inspiegabili dalla scienza, non possiamo limitarci a parlare di un semplice atteggiamento positivo; il racconto stesso del libro dimostra come la differenza in un processo di guarigione non sia legato meramente al tipo di cura scelto o alla disposizione interiore, ma molto più profondamente da ciò che la persona decide essere vero per sé. Chi ha rifiutato di essere ammalato, pur prendendosi cura di sé ha seguito strade completamente diverse dai decorsi considerati classici. Ma bisogna comprendere questa differenza, che risiede nella profondità della conoscenza di sé e della realtà da cui crediamo di essere circondati. Lo stesso racconto evidenzia come alcune persone abbiano iniziato a peggiorare drasticamente solo dopo aver ricevuto la diagnosi dal dottore, pur essendo magari nella stessa condizione da molto tempo. 

Nel mio libro ho parlato di come sia importante andare a scavare dentro le cose che viviamo: pensieri, emozioni, impressioni che ci arrivano attraverso le esperienze e le parole. Il potere che hanno di definire la nostra verità è incredibile, e se non andiamo ad indagare in profondità per sperimentarne l’illusorietà, ne restiamo prigionieri. Riuscite a vedere come la realtà sia letteralmente ciò che noi costruiamo attraverso le nostre credenze più interiorizzate? E di come dunque potrebbe potenzialmente essere qualunque altra cosa?

Se davvero avessimo il potere di guarire in noi ogni malessere grazie alla consapevolezza ed alla contemplazione, saremmo disposti alla fatica che richiede questo processo? Delegare le nostre risposte e le nostre verità a qualcuno di esterno (che poi esterno non è) sembra sulla carta molto più semplice, ma è alla base di tutti i vincoli in cui si muove la nostra vita quotidiana, della quale ci lamentiamo in continuazione. Troviamo tempo per molte cose nell’arco della giornata, ma molto raramente per restare semplicemente in ascolto di noi stessi e iniziare a conoscere di cosa siamo fatti, e quale potere abbia questa Sostanza su ogni cosa.

Ho letto molti libri su come la Meditazione sia utilizzata in contesti terapeutici, ma questo discorso è molto più ampio, perché la Consapevolezza che ha il potere di guarirci non coincide con la nostra consapevolezza di qualcosa. Perciò possiamo anche smettere di preoccuparci di tutte quelle comprensioni necessarie al percorso personale, quell’ostinata ricerca di messaggi e tecniche per sciogliere nodi e situazioni. Se vogliamo cambiare qualcosa dobbiamo scendere molto più in profondità.

Queste considerazioni non contrastano con il bisogno di prendersi cura del corpo fisico, ma rendono questo aspetto decisamente secondario. Ciò che siamo non è qualcosa di statico e definito, e nessuna conoscenza o comprensione può padroneggiare una materia infinita, in cui la malattia può presentarsi come risultanza di una somma infinita di infiniti fattori, provenienti da ogni dove. Se ammettiamo infatti di essere tutti connessi, così come gli animali spesso ci mostrano, ciò che si manifesta in noi può essere prodotto da chissà quale circostanza. Il nostro stesso corpo fisico è in sé un unico insieme che risente di ogni sua parte, ed è a sua volta una cellula di un corpo unico molto più grande. Immaginate cosa ci attraversa in ogni momento! 

Abbiamo poi già parlato nei libri di come il tempo e lo spazio finiscano per coincidere, rendendo ancora più difficile se non impossibile identificare una causa definita di un evento che ci accade. Ci serve un'altra medicina, che sia in grado di rispondere all’Infinito. Quale potrebbe essere? Come si risponde a qualcosa che non è possibile conoscere con la logica e con la mente? Potrebbe essere che non ci sia bisogno di dare risposta, ma soltanto di esserci.

In fondo c’è una nota importante da fare, che si ricollega anche al libro di cui ho precedentemente parlato sul Bushido: la malattia rivela (e sicuramente nasce dal) le nostre paure, e laddove non siamo disposti ad indagarle esse ci spingono a tentare di fuggire, creando in noi un conflitto e muovendoci in superficie nel mondo della materia tra soluzioni già pronte e possibilità già scritte a cui ci siamo abituati talmente tanto da non riuscire ad immaginare o a credere vere strade diverse. Ma questa continua fuga ci rivela proprio che siamo pienamente immersi nella dualità, e che di fatto non stiamo cercando quell’Infinito in cui ogni evento può essere accolto e diventare così un luogo di passaggio anziché materia e realtà. 

La nostra concezione della guarigione, meglio dire della cura, esclude categoricamente la morte, sistematicamente considerata un fallimento ed una sconfitta. Negli accompagnamenti a fine vita che mi capita di seguire con gli animali, tante volte ho sperimentato come la morte sia accolta come un evento benevolo, che spesso segnala l’aver realizzato il proprio potenziale. Conosciamo troppo poco di questa esperienza per liquidarla ed etichettarla con così tanta facilità. Ma finchè non saremo disposti a questo passo, temo che difficilmente avremo accesso ad una vera Guarigione.

Guarire attraverso la Consapevolezza significa recarsi nel Vuoto, cioè in quel luogo in cui tutti gli opposti sono accolti con equanimità. Se non siamo disposti al distacco, non ci rimane che rinunciare al nostro potere sugli eventi.

 

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