Ciò che sappiamo già
Mi capita a volte nella restituzione di una canalizzazione di sentirmi dire che il messaggio uscito è qualcosa di cui la persona interessata è ben a conoscenza, su cui ha già lavorato e che ha già in tal senso “risolto”.
Mi preme sottolineare che le canalizzazioni, come qualunque altro strumento, non vi renderanno mai risposte che voi non conosciate già. Che si tratti del pendolo, dei tarocchi, dei ching, di un oracolo o di qualcos’altro, se una risposta vi arriva è perché è già presente in voi, altrimenti non potreste riconoscerla. Quindi concordo perfettamente con la prima parte di ciò che mi viene detto, e cerco di far comprendere quanto questo sia significativo, poiché indica come sia possibile tranquillamente conoscere noi stessi in prima persona senza aver bisogno di chiedere ad altri lumi sulle nostre situazioni. Il che sarebbe già una gran bella presa di responsabilità.
Se pensate che esista là fuori qualcuno o qualcosa che può sapere di voi qualcosa che voi non riuscite a vedere, vi state sbagliando. Quello che accade è che strumenti diversi possono aiutarvi a farvi prendere consapevolezza di ciò che è già in voi facendolo venire alla luce; se però siete onesti e ci pensate bene, in quel momento vi rendete conto che sapevate già ciò che vi è stato detto. E ad ogni modo lo strumento (ivi inclusa l’altra persona a cui vi rivolgete anzichè a voi stessi), vi è necessario solo perché non vi fidate abbastanza di voi stessi e credete di aver bisogno delle maggiori capacità che altri possiedono. Abbiamo tutti le stesse capacità di sentire, ma come per tutte le cose c’è bisogno di dedicare loro tempo e dedizione per coltivarle. Perciò ben venga se queste richieste sono un aiuto per vedere meglio voi stessi, meno bene se le usate per dare ad altri responsabilità che sono solo vostre in merito ad esempio a decisioni da prendere.
Per quanto riguarda la seconda parte della frase da cui siamo partiti invece ho qualcosa da dissentire, riferendomi in questo caso solo allo strumento delle canalizzazioni che utilizzo io. Ho imparato a mie spese e sulla mia pelle che se un’indicazione emerge, è perché da qualche parte rappresenta ancora un vincolo per me, a dispetto di quanto io pensi di averla già affrontata e sviscerata. L’invito è quindi quello di guardare meglio, più profondamente o da un’altra angolazione.
Una cosa che dobbiamo tenere ben presente è questa: quelli che noi consideriamo i nostri nodi, problemi o ferite, non sono eventi singoli che possiamo chiudere come se fossero capitoli separati e a sé stanti. Finchè non abbiamo lasciato andare tutto della nostra identità, non abbiamo lasciato andare ancora niente. Avete fatto caso che questioni che pensavate di aver concluso molti anni addietro a volte si ripresentano come se non ci aveste mai messo mano? Poiché tutto è connesso, le nostre situazioni rimangono irrisolte finchè l’ultima non viene completamente conclusa. Quando chiudo il libro, tutti i capitoli si chiudono con lui, non prima. Le nostre ferite si aggrappano l’una all’altra (perché di fatto non sono tutte lo stesso nodo), e scopriamo con disappunto che rimangono aperte fino alla fine. Ecco perché a volte ci sembra di non venirne a capo.
Come ho sempre detto, la canalizzazione restituisce un’informazione di fondo: il lavoro non consiste nel risolverla, ma nel riconoscerla all’interno delle vicende che creiamo quotidianamente, prendendone consapevolezza, accettandola senza riserve e lasciando così che se ne vada da sola. Perciò quando vi arriva un messaggio, non pensiate che vi stia chiedendo una soluzione: vi sta chiedendo di essere più presenti.
Siatelo.
Parole Sante!!!
RispondiEliminaVeramente bello! Grazie! 🙏❤️
RispondiElimina