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Visualizzazione dei post da luglio, 2023

Scelte difficili

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  Questa riflessione prende spunto da una canalizzazione su un animale e dai suoi problemi di salute.  La questione del percorso di cura è sempre molto particolare, sia che si tratti di terapie classiche o di percorsi alternativi ed energetici: noi ci aspettiamo linearità. Siamo abituati alle leggi che governano la materia, causali e temporali, per cui ci aspettiamo che il passo successivo ad A sia B. Consideriamo valida una terapia che mostra immancabilmente dei miglioramenti. In realtà concettualmente siamo abituati ormai anche a quei piccoli e momentanei peggioramenti che una terapia importante può produrre nei primi momenti, come spesso accade ad esempio con l’omeopatia, ma non solo. Tuttavia abbiamo idee precise sui tempi e sui modi in cui questo è ritenuto accettabile, e non siamo certamente pronti a considerare scenari diversi.  Cosa accade su piani più profondi? Che le leggi dei grandi corpi e delle particelle non si accordino lo sa persino la fisica. Dove le caus...

Comunicare o essere

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  Per far comprendere la differenza, almeno per come io la percepisco, fra la canalizzazione e la comunicazione intuitiva/empatica, mi è venuto in mente questo esempio.  Immaginate due foglie che galleggiano nel fiume che scorre. La comunicazione intuitiva è vista come un colloquio fra due enti diversi e distinti, e quindi è come immaginare che le due foglie si parlino fra loro raccontandosi informazioni e scambiandosi contenuti. Questa è la forma stessa di un qualsiasi tipo di comunicazione: unire due punti separati.  La canalizzazione in questo senso non può nemmeno essere intesa come una vera e propria forma di comunicazione, poiché non riguarda le foglie, ma l’acqua che in ogni momento scorre sotto ad esse. Non soltanto è sempre diversa scorrendo, ma non è separata e distinta da una foglia all’altra.  E’ pur vero che in un dato momento, come scattando una fotografia, la quantità di acqua che sostiene la foglia mi accenna anche di lei, ma essa diviene una parte di...

Il problema del ricordo

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  A ben voler guardare, alla fine di tutti i discorsi che facciamo sulla spiritualità, di qualunque genere o in qualunque modo la intendiamo, la radice del problema è soltanto una; è chiarissimo il discorso sull’essere osservatori di sé, sul restare presenti, ma come faccio a ricordarmi di me stessa in ogni momento della giornata?  Nelle nostre pratiche, nella tranquillità di casa con le condizioni giuste riusciamo spesso a sperimentare momenti che sembrano provenire da altri luoghi di noi, ma appena il tempo della quiete a nostra disposizione finisce, torniamo ad essere prede della fretta e dei pensieri che affollano le nostre giornate, e quei momenti sembrano ricordi lontani e inafferrabili. Come sviluppiamo un’attenzione costante?  Certo, allo stesso modo in cui alleniamo il corpo andando in palestra tutti i giorni, una pratica costante ci aiuta. Ma siamo sicuri che il punto che sia questo?  Il ricordare di essere attenti si contrappone al dimenticarcene, si tratt...