Il problema del ricordo
A ben voler guardare, alla fine di tutti i discorsi che facciamo sulla spiritualità, di qualunque genere o in qualunque modo la intendiamo, la radice del problema è soltanto una; è chiarissimo il discorso sull’essere osservatori di sé, sul restare presenti, ma come faccio a ricordarmi di me stessa in ogni momento della giornata?
Nelle nostre pratiche, nella tranquillità di casa con le condizioni giuste riusciamo spesso a sperimentare momenti che sembrano provenire da altri luoghi di noi, ma appena il tempo della quiete a nostra disposizione finisce, torniamo ad essere prede della fretta e dei pensieri che affollano le nostre giornate, e quei momenti sembrano ricordi lontani e inafferrabili. Come sviluppiamo un’attenzione costante? Certo, allo stesso modo in cui alleniamo il corpo andando in palestra tutti i giorni, una pratica costante ci aiuta. Ma siamo sicuri che il punto che sia questo?
Il ricordare di essere attenti si contrappone al dimenticarcene, si tratta di due poli di una dualità, e dunque stiamo parlando di qualcosa che riguarda la mente. Il processo del ricordo di sé attiene al presente, ecco perché nel libro “Abissi” la descrizione dei tre passi parla del tornare come unico strumento a nostra disposizione. Torniamo continuamente all’oggetto che abbiamo scelto: una sola azione, un solo momento, ci occupiamo soltanto di questo tornare a ciò che stavamo facendo.
Se ci concentriamo sul restare, stiamo parlando alla nostra mente, perché il restare è un processo che richiede la presenza del tempo, e il tempo esiste solo nella mente. Nell’istante presente, eternamente immobile, non esiste alcun tempo. Il restare che deriva dal continuo tornare non ha nulla a che fare con la nostra concentrazione mentale, è soltanto la resa ad un movimento senza fine e senza altro scopo o richiesta.
Questa comprensione mi ha spostata fuori dal fraintendimento che mi faceva rimbalzare tra il bisogno di ricordare e l’evidenza di non riuscire a farlo. La mia pratica quotidiana rimane, ma non è tesa verso visioni o miglioramenti progressivi, e non si occupa del tempo. C’è un solo istante alla volta, finchè il tornare non diventa da sé restare, e questo rivela come quell’immobilità sia sempre stata presente, anche quando la mia mente mi illudeva di non potermene ricordare.
In fondo, ricordo e oblio sono solo pensieri. Basta smettere di
chiedersi come poter ricordare e ci ritroveremo dove siete sempre stati.
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