Scelte difficili
Questa riflessione prende spunto da una canalizzazione su un animale e dai suoi problemi di salute.
La questione del percorso di cura è sempre molto particolare, sia che si tratti di terapie classiche o di percorsi alternativi ed energetici: noi ci aspettiamo linearità. Siamo abituati alle leggi che governano la materia, causali e temporali, per cui ci aspettiamo che il passo successivo ad A sia B. Consideriamo valida una terapia che mostra immancabilmente dei miglioramenti. In realtà concettualmente siamo abituati ormai anche a quei piccoli e momentanei peggioramenti che una terapia importante può produrre nei primi momenti, come spesso accade ad esempio con l’omeopatia, ma non solo. Tuttavia abbiamo idee precise sui tempi e sui modi in cui questo è ritenuto accettabile, e non siamo certamente pronti a considerare scenari diversi.
Cosa accade su piani più profondi? Che le leggi dei grandi corpi e delle particelle non si accordino lo sa persino la fisica. Dove le cause di un evento come la malattia sono infinite, possono essere anche atemporali? Sappiamo già che è così, che le nostre proiezioni future determinano i percorsi che dal passato vi conducono. Su questo piano in cui cause e conseguenze coincidono, la questione del tempo non fa eccezione fra ciò che sfugge alla nostra logica.
Così mi è venuto in mente il caso di questo animale, così bloccato nella sua situazione interiore che iniziare davvero un percorso interiore rispetto a lui significherebbe potenzialmente far abbassare tutte le sue difese, quelle attraverso cui al momento sta gestendo, per così dire, la sua malattia. Il che dunque significa che aiutarlo a mettere mano alle sue ferite interiori può anche portare ad un peggioramento della malattia. E non è detto che si tratti di un peggioramento momentaneo, perché come sempre ci siamo detti, internamente non parliamo più di qualcosa da risolvere o rimuovere, ma di nuove consapevolezze da acquisire, e di nuove vibrazioni da emettere attraverso la propria essenza, il proprio essere. Non è qualcosa su cui si può mentire o su cui si può imporre una scadenza.
Eccoci dunque alla riflessione: quale decisione prendere? Salvare la parte fisica e materiale mantenendo la stasi interiore che ha portato il soggetto a manifestare questo problema o innescare ed accompagnare un cambiamento che però potrebbe sacrificare il benessere del corpo? Non è così facile scegliere, indipendentemente dal sapere quale possa essere la cosa che crediamo migliore. Siamo messi di fronte al tema del dolore fisico, che così tenacemente ci impedisce di riuscire ad oltrepassare la nostra identità individuale. Immagino che a volte, come fanno i genitori con i bambini, si sia in grado di scegliere di provocare un dolore all’altro riuscendo chiaramente a vedere il suo bene più grande immediatamente successivo.
Ma di fronte a certi tipi o livelli di dolore è più difficile non cadere nel compromesso. Tutto sta alla nostra capacità di approcciare il dolore personale, e di conoscerne la reale natura. In un libro ho trovato il racconto di una donna ricoverata in un hospice che stava morendo: lei descriveva come soltanto le persone che avevano trovato spazio in se stesse per l’esperienza del dolore erano in grado di stare di fronte al suo senza scappare, e senza cercare di risolverlo. Tutto sta a cosa crediamo essere essenziale e fondamentale. Molte volte ci accorgiamo che a dispetto di tutti i nostri percorsi interiori, le priorità continua ad essere quella di non soffrire.
Non mi sento in alcun modo di esprimere giudizi al riguardo, ma giro
a voi la stessa riflessione: voi cosa scegliereste?
Quello che penso io è che questa sia la domanda sbagliata. Il punto non è capire se esista una direzione più giusta di un'altra, quanto sapere in che cosa crediamo veramente. Se la nostra spiritualità è davvero una ricerca di quell'unità da cui crediamo di esserci allontanati, allora nessuna strada può essere sbagliata di per sè. Questa fiducia e questa fede rendono qualsiasi scelta prendiamo quella che funziona. Ma la fede non è una merce a buon prezzo. La domanda giusta è: in che cosa potete dire di credere senza alcuna ombra di dubbio, tanto da puntarci l'intera vostra esistenza?
Grazie amica mia…🌱
RispondiElimina