Questione di insieme
In uno dei miei libri ho già espresso brevemente questo concetto, che così spesso mi ritorna anche nei racconti delle canalizzazioni.
Ogni volta che sperimentiamo qualcosa, qualunque cosa sia, essa non è che parte di un insieme più grande, contrappeso di un suo esatto opposto che la bilancia e che ne determina il suo essere sempre e comunque in equilibrio. L’esistenza è già sempre in uno stato perfetto di bilanciamento, il caos apparente deriva solo dal guardare alle singole parti anziché all’insieme. Facile, l’esistenza è Tutto, non ha parti mancanti, quindi è di per sé completa. I disequilibri invece sono solo scorci ristretti di prospettiva. Ogni singolo insieme che riuscite ad identificare non può che essere a sua volta parte di qualcosa di più grande, perché il Tutto per sua natura è Infinito. Questo gli consente un’omeostasi perfetta.
Se potessimo tenere a mente questo fatto quando ci confrontiamo con i nostri eventi ci sarebbe molto più facile spostarci continuamente indietro per vedere quel quadro sempre completo che continuamente ci sfugge. Dove non riusciamo a scorgere un contrappeso, significa che stiamo guardando da troppo vicino. Questo è qualcosa di particolarmente importante da considerare anche nell’ambito della guarigione, in cui la malattia è identificata come qualcosa di a se stante. Mi è capitato il caso di un gatto che pur affetto da continui problemi di salute anche importanti mi raccontava di come usasse il suo intero sistema per rendere quel problema parte dell’equilibrio. Questo significa riconoscere che nessun problema è mai realmente tale, perché non può essere visto separatamente dall’insieme di cui fa parte.
In meditazione si
traduce con il “non-fare”, cioè con la perdita di qualunque bisogno interiore
di operare un cambiamento. L’osservatore che arretra all’infinito finisce con
il perdere se stesso, e lasciare spazio all’Infinito che è già.
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