Correnti di cambiamento
C’è un grosso problema nei processi di cambiamento: non avvengono tramite noi, ma negli spazi vuoti della nostra assenza; noi ne siamo solo la manifestazione, li vediamo solo quando si sono già verificati. E’ in quei buchi vuoti il potenziale di un cambiamento, e indovinate a cosa corrispondono? A ciò che sta oltre la nostra identità.
Il problema di un cambiamento è che richiede una convinzione implicita ben oltre la nostra volontà intellettuale. Per quanto siamo convinti di voler cambiare, finchè preserviamo il nostro io individuale, questo intento non è sincero: in fondo l’io deve poggiare su qualcosa per reggersi, su una dualità, essendola lui stesso. Invece la convinzione di cui parlo è talmente tanto profonda da non richiedere il sostegno del pensiero.
Non abbiamo bisogno di pensarci per sapere che vivi, lo sappiamo implicitamente. Dobbiamo avere certezza nel cambiamento con la stessa profondità, e sapere che avviene oltre noi. Lasciato andare l’io, non ci sono vincoli permanenti e tutto è libero di cambiare sempre in ogni direzione. D’altronde la fisica quantistica ci insegna come le particelle appaiano e scompaiano incessantemente ricombinandosi soltanto in risposta alle nostre convinzioni. In realtà però, ciò che chiamiamo realtà e materia non sono che illusioni, apparizioni, ricombinazioni. Proprio come i nostri pensieri e la nostra personalità.
Quando
decidiamo davvero di cambiare, o meglio di lasciare che ogni cambiamento
avvenga, è perché abbiamo rinunciato all’idea di noi stessi. Non prima. E in quel momento di ciò che cambia o non cambia non ci importa più nulla.
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