Oscillazioni
Quando in Meditazione iniziamo ad imparare ad osservare noi stessi, cerchiamo di collocarci da qualche parte, un qualche punto interiore da cui farci osservatori di ciò che in noi emerge. Allora conosciamo i pensieri, le emozioni e le sensazioni che ci attraversano, e vediamo come sia possibile lasciarle scorrere e lasciarle andare senza attaccarci a nessuna di esse. Ciò che riusciamo a sperimentare ci fa attraversare esperienze di grande serenità, estasi perfino, e ci focalizziamo su quelle.
Tuttavia, qualunque esperienza è soltanto temporanea, e persino l’estasi passa, riproponendo le solite oscillazioni con sensazioni molto più terrene. Ci convinciamo allora di non aver compreso, di non aver lavorato bene o osservato abbastanza. Ma la conclusione è molto più semplice: le oscillazioni della dualità continuano a grandi profondità, fino alla radice stessa di ciò che siamo.
E qui bisogna tornare a parlare proprio di questo: ciò che siamo davvero precede la nostra stessa coscienza, cioè quel principio attraverso cui noi sappiamo di esistere e percepiamo noi stessi e l’universo intero. Qualunque esperienza che possiamo fare, qualunque percezione ci attraversi, di qualunque tipo e senza alcuna eccezione, prendono forma all’interno della coscienza, all’interno del nostro percepirle, e dunque non possono essere che duali. Finchè ci troviamo all’interno della coscienza, la dualità sarà presente, senza possibilità di soluzione.
Soltanto quando superiamo la nostra individualità, quella coscienza si rivela essere un principio universale in cui tutte le esperienze sono accolte e comprese. Solo lì ha fine la dualità e dunque le oscillazioni. Per la verità, bisogna sprofondare fin nell’Assoluto per parlare davvero di non dualità, ma per voler fare un passo alla volta ci basterà ricordare che tutto ciò che sperimentiamo è illusorio, e come tale deve essere lasciato andare, tanto il dolore quanto la beatitudine.
Non possiamo aggrapparci a niente; perciò anche quel punto in cui ci radichiamo per farci osservatori di noi stessi dovrà essere lasciato andare. In noi non ci sono appigli. Se dobbiamo lasciar scorrere persino le sensazioni più sottili, cosa ci rimane? Cosa resta scavando ancora prima di ciò che possiamo sentire? Semplice: ciò che sappiamo già, senza bisogno di sentirlo, capirlo, provarlo. Ciò che siamo, la Verità, è già in noi.
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