Alla radice
La canalizzazione dell’anno 2023 parlava, come tematica generale, del bisogno di entrare negli eventi della nostra vita andando a cercare in ciascuno di essi la radice da cui origina, anziché soffermarsi sulla ricerca di correlazioni esterne. Un messaggio importante nel considerare il movimento dell’energia non diretto all’esterno, ma all’interno delle dinamiche. Più sottilmente, una ricerca interiore che si spinga davvero in profondità porta finisce con l’esaurirsi in se stessa, per consumarsi totalmente, rivelando che non ci sono ragioni da ricercare da nessuna parte.
E’ ovvio che quando parliamo di “interno”, non possiamo che riferirci all’unico spazio esistente, quello della nostra coscienza, in cui non soltanto tutto appare, ma in cui noi siamo ovunque. Quello spazio è noi. La canalizzazione di questo nuovo anno spinge proprio, proseguendo su questa “via del ritorno”, a cercare la radice degli eventi non negli eventi stessi, ma in noi, nella nostra percezione di essi, in colui che li percepisce. Ci allontaniamo sempre di più dalla superficie, dagli oggetti della nostra esperienza per entrare nella natura dell’esperienza stessa, e conoscere chi la sta facendo.
Di fronte ad un evento c’è soltanto una
cosa che so con assoluta certezza: che qualcosa in me sa che quell’evento sta
avvenendo. Eccolo il cuore della ricerca, che non ha più nulla a che fare con
il bisogno di conoscere le ragioni della nostra esistenza, ma che vuole
riconsegnarci l’esistenza stessa, luogo privo di individualità e domande. La
radice che muove i nostri schemi e guida le nostre scelte, quella visione della
vita secondo la quale, più o meno inconsciamente ci muoviamo, risiede alla fine
della ricerca stessa. Dobbiamo continuare a scavare senza sosta in profondità,
al pari di una goccia d’acqua che non si stanca di cadere sullo stesso punto
della roccia fino a consumarla. Tutto ciò che possiamo percepire nasconde in sé
un osservatore. Quella è la radice che dobbiamo afferrare.
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