Cosa desideriamo lasciare
Nell’arco di poco tempo mi è capitato di assistere a due processi di accompagnamento a fine vita di animali, vissuti in maniera diametralmente opposta. Ovviamente non si tratta di un giudizio sul come ciascuno di noi sia fatto, quale sia il suo momento e le sue risorse in questi momenti. La storia prende in considerazione un elemento diverso, che è quello di quanto crediamo in ciò che affermiamo.
La totale disperazione fino al senso di colpa più pesante che diventa un volontario autolesionismo psicologico credo possa suggerire che la propria visione della vita presenta delle profonde lacune, buchi vuoti in cui si cade. Dobbiamo essere spinti a colmare quei vuoti trovando ciò in cui possiamo credere talmente tanto da trovare serenità in ogni momento. Questo non serve soltanto a noi, ma anche a chi accanto a noi sta per affrontare il proprio passaggio.
Non mi stancherò di dire che per quanto possa essere doloroso vedere qualcuno che se ne va, è quel qualcun altro che sta vivendo la propria partenza, dovrebbe poterlo fare in pace, sapendo anche che ciò che lascia è qualcosa che porta frutto e non sofferenza. Immaginate sempre di essere dall’altra parte, di essere quelli che se ne vanno: cosa desiderereste per coloro che state lasciando? Agonia e senso di colpa? Credo che vorreste che loro fossero in pace, e che pensando a voi continuassero a crescere e a trovare amore ovunque. Dobbiamo avere questa pienezza in ogni momento, niente di meno.
A me piace sempre ricordare, quando un animale che ho seguito se ne va, quale consapevolezza mi ha lasciato, credo sia un modo di onorarlo attraverso il renderlo parte della mia crescita e del mio cammino. Non mi interessa conservare un’immagine, ma scoprire quanto più grande mi ha fatta diventare quell’incontro, ritrovandolo in me.
Questo è il
dono che ho ricevuto da una meravigliosa gatta, nel momento in cui mi è stato
chiesto se in seguito alla sua partenza sarebbe stato possibile risentirla con
continuità attraverso le canalizzazioni anche più avanti nel tempo: la sua voce
nella mente mi ha suggerito la risposta. “Ciò che può essere sentito da ora in
poi va ricercato in sé come parte di sé”. Siamo una sola corrente unica,
completamente mescolata in ogni momento; e se in vita l’apparente separazione
delle forme ci induce a pensare di parlare con qualcuno diverso da noi, la
morte rivela l’inganno e ci suggerisce che niente di ciò che siamo è separato,
né perso, né altrove se non in noi. In fondo, quale altro luogo può mai
esistere?
Commenti
Posta un commento