Spazi vuoti ovunque
Il percorso interiore che conduce a maggiori profondità in noi ci apre al confronto con informazioni maggiori sulle nostre esperienze, le quali ci richiedono di scegliere da quale punto di prospettiva scegliamo di osservare ed interpretare i nostri eventi.
Spesso la lettura delle canalizzazioni mostra come sul piano energetico le connessioni siano diverse da quelle manifestate sul piano biologico: madre e figlia possono ad esempio non riconoscersi interiormente in questi ruoli, generando dinamiche che trovano in questa distanza la loro ragione. Ora, ho sempre considerato la materia come la manifestazione dell’energia, quindi pur non obiettando a ciò che si manifesta, per quel che mi riguarda le informazioni energetiche sono quelle in cui io mi soffermo. In questo caso non è che madre e figlia smettano di essere tali, ma considerando un altro punto di vista possono guardare alle proprie dinamiche libere da ruoli precostituiti, che come tutti gli altri decisi a tavolino, portano con sé caratteristiche precise a cui attenersi.
Non trovo in questo punto di vista alcun tipo di separazione. Semplicemente, è come se guardassi ad una bottiglia non nella sua forma esterna ma negli atomi che la compongono. Ferma in questo preciso grado di grandezza, posso anche affermare che la bottiglia in sé scompare, o comunque chiedermi se esista davvero. Dipende solo da cosa sto guardando, e devo riconoscere che il punto scelto può far cambiare la prospettiva in modo enorme.
A me piace attenermi a ciò che di più profondo riesco a trovare, perché più si scende, più i legami di solidità si allentano, si incontrano spazi vuoti, e dunque possibilità: possibilità di vedere altri luoghi di sé, di immaginare strade diverse, di abbandonarsi all’ignoto liberi da ogni vincolo. La mia esperienza nel mondo dell’interiorità è iniziata come un modo per cercare risposte, ma mi sono accorta che per quanto entusiasmanti potessero essere quelle che trovavo, ero sempre allo stesso punto: continuavo ad aver bisogno di sapere, non faceva alcuna differenza il contenuto.
Per questo cerco di guardare ogni cosa radicandomi nel vuoto che ne
è alla base, per poter aprire ciò che sto vedendo anziché limitare l’infinito a
dei confini.
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