Una diversa conoscenza

 


Se dalla superficie del mare cerco di osservare il fondale, ci saranno giornate tranquille di acqua calma in cui sarà facile scorgerlo e giornate di tempo perturbato in cui le acque agitate lo nascondono. Ma il fondale è sempre lì, anche quando lo dimentichiamo, anche quando ci confondiamo, fissandoci sulle acque e scambiandole per ciò che stavamo cercando di vedere. Abbiamo forse già usato questo esempio, ma qui non vogliamo parlare soltanto dell’importanza di sapere cosa osservare nella propria ricerca interiore, quanto considerare una cosa ovvia e banale che però ha un’importanza fondamentale. Anche quando non lo vediamo, noi sappiamo che il fondale è lì. Non è in dubbio, non è in discussione. Forse non possiamo aggiungere alcuna altra informazione a questo, ma che ci sia lo sappiamo per certo. 

Ecco il punto: c’è qualcosa di noi stessi che conosciamo per forza, senza incertezze, senza scarto, senza bisogno che ci venga insegnata, né soprattutto senza bisogno di doverla ricordare o richiamare alla mente. E’ un sapere che non è una conoscenza, che non appartiene alla mente, di cui forse, ugualmente all’esempio del mare, non sappiamo dire niente, ma che è lì. Sappiamo di esistere, siamo consapevoli di esserci. Chiudendo gli occhi, restando ad osservare finchè la mente si placa ed i pensieri si diradano, è facile sentire che quel vuoto che appare è impregnato di un sentire, un senso di essere, che è a ben guardare l’unica vera conoscenza diretta della nostra vita. 

Tutto il resto viene da fuori, viene da altri, ci è stato detto da qualcuno, si è costruito su idee e concetti che ci sono stati inculcati fin da piccoli. Abbiamo soltanto quella radice di autenticità. E ad essa ci possiamo aggrappare per applicare questo tipo di conoscenza alle nostre esperienze, ricordandoci che da quella radice sorge tutto il mondo, interamente contenuto in noi. La conoscenza non è un movimento verso l’esterno, ma a ritroso, perché tutto si genera nell’idea di noi stessi. Questa è l’unica conoscenza integra che potremo trovare nel nostro mondo duale e necessariamente incompleto. 

Ciò che è reale non passa dal processo della mente razionale, e non ha bisogno di essere pensato: è qualcosa di già introiettato in noi, che funziona nel pieno della nostra inconsapevolezza. Il fondale non si sposta solo perché non lo vedo, ma non si sposta neanche se dimentico che è lì. C’è e basta. Il vero sapere precede l’io che ha necessità di ricordarlo.

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