Apprendere senza confini
Ragionavo poco tempo fa sul modo che hanno di apprendere i neonati. La loro condizione di assenza di consapevolezza di sé li rende estremamente vicini allo stato naturale dell’Essere. Non apprendono attraverso la concettualizzazione, o la logica. Imparano come si chiamano a forza di sentire lo stesso suono e confrontandolo con le proprie reazioni, ma è un processo istintivo. Allo stesso modo apprendono tutte le altre dinamiche, ogni cosa che serve loro. Fino a quando la mente razionale non comincia il suo lavoro, cosa che avviene via via che la coscienza di sé si sviluppa in lui, questo tipo di apprendimento naturale non traccia dei confini e dei pregressi.
Al pari del momento di cui abbiamo parlato davanti alla soglia della morte, in questo silenzio dai pensieri il bambino vive seguendo un sentire che non disegna contorni. Un’esperienza non ne crea un’altra di conseguenza come causa-effetto, e ogni evento è lasciato andare liberamente, perché ancora non c’è nulla che lo trattenga. Perdiamo presto questo momento di apertura, per iniziare ad apporre continue limitazioni al nostro essere in favore della definizione di un io. In realtà il problema non è la mente in sé, strumento evolutivo che ci concede la consapevolezza di essere consapevoli di noi stessi, ma il perdere di vista ciò che dobbiamo cercare.
La mente produce il suo personale modo di apprendere, è fatta così, ma
in noi rimane sempre aperta una traccia per tornare indietro alla nostra
sorgente, e ricordare, pur liberi di pensare, che siamo ciò che viene prima del
pensiero e della mente.
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