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VISIONE

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"Se Dio è già"   esplora il concetto di Dio come Totalità. Una comprensione interiore e profonda che conduce alla conclusione d ogni ricerca, rivelando ciò che è già sempre presente. Questo libro rappresenta le considerazioni a cui la Meditazione mi ha condotta in questi anni. Un breve riassunto che prende vita da importanti contributi attraverso i quali la mia esperienza ha trovato ordine. Il riconoscimento della Verità è un incontro diretto, lucido e spoglio di ogni immaginazione, che richiede di abbandonare indulgenze, scuse e ricerca di soluzioni alternative. Ciò che già è risiede oltre: dobbiamo sapere cosa stiamo cercando e quanto siamo disposti a sacrificare per raggiungerlo. Quando comprendiamo davvero che ogni ricerca è finita e che la Verità è già realizzata, l'Esistenza si rivela in un solo, eterno istante. "Abissi" seguito di "Se Dio è già" ,  questa parte del racconto indaga ed approfondisce le implicazioni profonde della fine di ogni rice...

Il sesto senso: le emozioni

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Più profondamente di quanto crediamo, viviamo a debita distanza dalle nostre emozioni, mediandole in continuazione. Quando accadono in noi con picchi dal tenore molto forte, diventano praticamente insormontabili, poichè il nostro non conoscerle, non abitarle, ci rende incapaci di comprenderle nel loro presentarsi e nel corso che fanno in noi.  Il nostro corpo non è strutturato per sostenere emozioni molto forti per un periodo troppo lungo, dunque di fatto la nostra biologia provvede da sola a farle rientrare in una dimensione gestibile entro un tempo ragionevole; è solo la nostra mente che decide di mantenere delle condizioni fortemente instabili, di rimanere aggrappata a quei picchi. Di per sè il nostro sistema tende sempre all'equilibrio.  La contrazione che opera sulle emozioni ci consente di entrare in contatto con quella sensibilità, per poterla abbracciare ed integrare in noi, ed è una grande responsabilità. Quando invece scegliamo di azzerare quel contatto, anche sempli...

Gli avanzi della vita

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  Moriamo per le cose che tratteniamo. Tutti gli eventi che incontriamo ci attraversano e si incastrano nella fittissima rete del nostro io, nell’illusione della nostra esistenza come singoli individui, dando vita e sostanza a pesi e fatica, a dolore e paura. Tutto ciò di cui facciamo esperienza entra a far parte della nostra identità, e sia che si tratti di qualcosa di piacevole o spiacevole, diventa in noi qualcosa che ci consuma. Questo perché gli eventi, le emozioni, i pensieri e le sensazioni non sono fatti per essere trattenuti, né ciò che realmente siamo è fatto per essere ridotto ad un’identità delimitata e finita.  Se lasciassimo andare, se fossimo solo stanze vuote in cui niente può fermarsi, allora potremmo evitare di morire? Certo che no, perché ciò che produce in noi la morte è lo stesso principio che produce la vita. Tutto ciò che in noi rimane irrisolto, diventa materiale per future esperienze, e la vita ricomincia per un altro corpo-mente. Nasciamo in quanto ir...

Quando si dice "niente"

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  Una domanda comune che sento spesso formulare riguarda tutte quelle attività, gli hobbies e le passioni, che vengono svolte nel tempo libero. Una volta esaurite le faccende obbligatorie della nostra quotidianità, ci impegniamo a ritagliare dei momenti in cui poterci dedicare a tutte quelle cose che ci piacciono ma per le quali non abbiamo tempo da spendere diversamente. Così la nostra giornata si intensifica ulteriormente di “fare”, benchè si tratti di un genere di impegno che ci rilassa e ci svuota la mente.  Niente da obiettare ovviamente, ma è interessante notare come per noi la concezione di tempo libero coincida comunque con qualcosa da cui farci impegnare. Non si tratta mai di un intervallo davvero vuoto. In una recente intervista ad un attore con cui si parlava del confronto tra gli anni 80/90 e i tempi attuali, si faceva riferimento a come in passato la mancanza di troppi stimoli consentiva più spesso di annoiarsi. Durante un viaggio in treno, il semplice osservare f...

Oltre l'umanità

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Ogni forma d'arte è un'esperienza di profonda conoscenza di sè. Nel mio caso, amo profondamente l'uso delle parole, in particolare per il fatto che possano essere usate per indicare ciò che non può essere detto: in tal senso, esse raccontano dell'immortalità.  Pur essendo che qualunque storia, per quanto personale, non possa che essere riferita ad un'esperienza collettiva ed universale, è abbastanza facile distinguere nei racconti quale stia solo cercando di salvaguardare l'identità di colui che scrive, e quale presta la propria vita ad un'opera di sublimazione e trascendenza della condizione di tutti. Per questa seconda ipotesi è necessario che chi scrive sia consapevole del viaggio che sta compiendo, un viaggio inseguendo la domanda "chi sono io?".  Potremmo intendere questo percorso come la comprensione ed il recupero della nostra condizione umana, ma questo sarebbe soltanto una tappa transitoria, perchè se condividiamo la nostra vera essenza co...

Tutto. Punto.

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  Tante volte mi è stato chiesto, riguardo alle canalizzazioni, come faccia a distinguere tra il movimento della mia mente con i suoi pensieri e ciò che mi arriva da qualche altra parte. C’è una radicata convinzione che questo tipo di percezione corrisponda a qualcosa di mistico e di separato da sé, come se dovesse per forza venire da fuori, dall’esterno, da chissà quale altra dimensione.  All’inizio proprio questa dicotomia è stata l’ostacolo più grande al sentire stesso, finchè non ho compreso che in una visione di Totalità non possono esistere queste differenze. Così ho smesso di filtrare e selezionare quello che sentivo lasciandolo scorrere come un unico flusso, senza preoccuparmi che una sensazione derivasse dalle mie convinzioni o da un altro piano. In fondo anche la mia mente appartiene alla stessa Totalità, quindi perché c’era qualcosa che andava scartato? Doveva essere un insieme più grande. Ed in effetti mi sono accorta che senza intromettermi in ciò che scorre, tutt...

Sempre qui

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" Non mi curo mai del corpo. Perché leggere l’infinito dalle sue ombre? Tutto ciò che prende forma lo fa per errore, tramutandosi in un concetto. Ed ogni concetto è per sua natura errato. A quale idea era rimasto impigliato lo Spirito per ridursi a qualcosa che i sensi potevano spiegare?" Dove va un’anima quando il corpo muore? Nel nostro immaginario vola da qualche parte, si sposta su altri piani o realtà, ma se partiamo dall’assunto che Tutto è uno, quale movimento può mai esserci? Ciò che era intero prima lo è anche adesso, e non esiste nessun luogo “altro” in cui spostarsi.  Mi è parsa allora così illuminante l’immagine simbolica che una dolce cagnolina ha condiviso con me quando mi raccontava di come un’esistenza confluisse non verso l’esterno creando una distanza, ma all’interno di quella di coloro nella cui consapevolezza si è vissuto. L’esistenza confluisce in se stessa attraverso le vie della consapevolezza in un processo di unificazione.  Si potrebbe banalmente dire...

Creazione e dissoluzione

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  Quando dormo profondamente ogni cosa per me scompare, l’universo intero insieme alla mia coscienza.  Poi, al risveglio, il sole è lì. E’ lì perché l vedo, perché me ne è stato insegnato il nome, me ne è stata descritta la natura. L’ho preso per vero, e così l’ho creato estraendolo dall’immaginazione, dandogli realtà solida e un posto nella mia identità. E’ per me che il sole sorge e tramonta ogni giorno, per la mia indubbia certezza del suo moto, talmente indubbia da non occupare spazio nei miei pensieri.  L’intera nostra vita scorre fra queste verità accettate senza alcuna prova, e create come tali, ma in tutta questa quotidianità non c’è alcuna esperienza verificata direttamente: creiamo riflessi distorti e li scambiamo con qualcosa di reale. Una volta che il sole è stato creato nelle mie certezze e allocato al suo posto nel cielo, come posso più dubitarne? Senza bisogno di alcuno sforzo, la sua esistenza è parte stessa di me: sono ciò che sono perché ho deciso che il...