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VISIONE

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"Se Dio è già"   esplora il concetto di Dio come Totalità. Una comprensione interiore e profonda che conduce alla conclusione d ogni ricerca, rivelando ciò che è già sempre presente. Questo libro rappresenta le considerazioni a cui la Meditazione mi ha condotta in questi anni. Un breve riassunto che prende vita da importanti contributi attraverso i quali la mia esperienza ha trovato ordine. Il riconoscimento della Verità è un incontro diretto, lucido e spoglio di ogni immaginazione, che richiede di abbandonare indulgenze, scuse e ricerca di soluzioni alternative. Ciò che già è risiede oltre: dobbiamo sapere cosa stiamo cercando e quanto siamo disposti a sacrificare per raggiungerlo. Quando comprendiamo davvero che ogni ricerca è finita e che la Verità è già realizzata, l'Esistenza si rivela in un solo, eterno istante. "Abissi" seguito di "Se Dio è già" ,  questa parte del racconto indaga ed approfondisce le implicazioni profonde della fine di ogni rice...

La trasformazione del vissuto

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  Tutte le cose che sorgono in noi devono essere lasciate andare. Così come lo diciamo per i pensieri e le emozioni quando parliamo di farci osservatori di noi stessi, dobbiamo spingerci in questo tema un po' più in profondità.  Ciò che sperimentiamo interiormente deve poterci aprire verso il cuore dell’esperienza, che non è un contenuto concettuale; per fare questo, deve poter essere colto nel momento in cui arriva e poi lasciato scorrere, senza che diventi un nuovo riferimento predeterminato nella nostra mente. Scendendo dentro se stessi, si accede spesso ad una più ampia capacità di sentire, che passa attraverso sogni, visioni, immagini che arrivano; e seguendo le nostre abituali modalità finiamo per trattenere quelle informazioni trasformandole in un corrispettivo mentale da poter utilizzare.  Per quanto ci sforziamo di crederlo, non ci allontaniamo quasi mai dalle abitudini che ci legano a vivere la vita secondo regole di causa, effetto e scopo. L’esempio più lampant...

Il passato che scompare

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  Non so se capita anche agli altri, ma a volte, ripensando ad alcune cose del mio passato, ad alcuni episodi ed emozioni provate, è come se non li trovassi più nei miei ricordi, pur sapendo di averli vissuti. Credo che questo concetto in particolare riprenda quello che ho scritto nel post "Dove fissare i ricordi". Forse quando un evento riesce ad essere associato al vuoto, semplicemente si dissolve, smettendo di essere un ricordo della mente per diventare un richiamo alla nostra vera essenza più profonda. Perché è questo che accade: ripensando a quel momento invece di un riferimento emozionale o un’immagine mentale trovo una sorta di eco di liberazione.  Credo che per molti possa far paura il pensiero che alcuni pezzi del passato sembrino in questo senso scomparire, ma quando parliamo di lasciar andare ciò che viviamo non intendiamo forse questo? Non intendiamo forse che ciò a cui dobbiamo rinunciare è quell’identità personale intessuta all’interno di una storia che ricorda ...

Scegliere la verità

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  “Tentare di non pensare a qualcosa è davvero difficile se non impossibile, ma nel migliore dei casi sarebbe comunque soltanto un inganno: nei pensieri evocati per distrarre la mente confluirebbe tutto il peso di quello nascosto, per niente estinto, e soltanto in attesa di ripresentarsi. Ma quando Agata imparò cosa volesse dire “sentire”, comprese che poteva avvalersi di risorse diverse.  Così quando quel dolore al fianco si ripresentò, insieme alla paura ed alla sfilza di pensieri pieni di inquietudine che esso innescava e profilava davanti, si fermò; fece un profondo respiro, chiuse gli occhi e si chiese “come mi sento?”. Si sentiva bene a dispetto di quella pulsazione.  Questo era il primo grande traguardo. Ora occorreva il coraggio di fidarsi di quella sensazione, una conquista davvero ardua, che non poteva aggrapparsi a nessuna prova materiale. Lei dice infatti che ci riuscì per caso, senza sapere come. Ma quando scelse la propria verità, tutto il resto tacque. Non ...

Non-oppressione

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  E’ difficile spiegare cosa questo termine vuole riassumere e simboleggiare nei miei concetti. Ho sempre percepito la mia intera vita come un continuo aggiustamento: pensare a come sono, a come devo essere, a come adattare ogni gesto ed espressione, a come migliorarmi, a come interpretare gli eventi, a come inserirmi nelle situazioni, a come gli altri mi vedono, … Quel semplice essere senza alcun pensiero che lo renda incerto sembra essere quasi impossibile. Forse per questo chiamano queste sensazioni come “mal di vivere”.  La pratica della Meditazione che insegna a farsi osservatori di se stessi mira a spostare la prospettiva sempre più indietro, includendo nel quadro ogni singolo elemento che possa sorgere in noi. Questo significa che partendo da un pensiero che sto osservando, devo rendere ugualmente oggetto anche le successive considerazioni circa quel pensiero, le emozioni collegate, le sensazioni che si generano come anelli di una catena l’una dall’altra, …, tutto. L’os...

Il topo di Schrodinger

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  “Sospettavo quella mattina che ci fosse un topo in casa. Il cane annusava rigido e sospettoso il divano, sotto cui già in precedenza un piccolo ospite campagnolo si era rifugiato. E tuttavia dopo aver rivoltato la sala non avevo trovato tracce di alcun intruso. L’inquietudine olfattiva del mio amico mi teneva compagnia nello scorrere delle ore, e mentre pensavo a come risolvere il problema mi sono accorta che non ero nemmeno certa che ci fosse realmente un problema.  Seduta quindi sul divano oggetto di tanto interesse, ho immaginato un topolino nascosto ed impaurito sotto ai cuscini, e a come questo disegnasse nella mia mente un’intera e solida realtà fatta di un certo umore, colore, di un certo tipo di pensieri, di un clima che condizionava (orientava) la mia intera giornata in una specifica direzione.  Poi ho esplorato l’opzione che lì sotto non ci fosse nessuno, e la mia intera percezione ha virato in tutt’altra direzione: la mia atmosfera interna era completamente d...

Il potere dell'immobilità

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  "In uno dei suoi momenti cupi, Pascal dice che tutta l'infelicità dell'uomo proviene da una causa sola, non sapersene star quieto in una stanza. Ma neppure a Lao Tzu riusciva quello che lui auspicava a se stesso: il saggio conosce il mondo e non ha mai aperto la finestra. Proprio come dice il libro del Tao, siamo tutti sulla via. Questo mondo è nomade. La maggior parte degli uomini ha bisogno del movimento. Cambiamento di moda, di cibo, di clima, di amore e di paesaggio. Solo chi conosce il movimento può chiudersi davvero in una stanza. Sa essere fedele solo chi ha attraversato molte infedeltà (Bruce Chatwin). Chiedere a qualcuno di sedersi immobile a meditare per molto tempo sembra una cosa davvero difficile, l’assenza di movimento ci appare quasi contro natura, tanto che ad un certo punto la nostra mente si ribella e ci costringe a tornare all’azione. Eppure persino lo yoga insegna come l’immobilità sia l’unico spazio in cui il corpo riesce a realizzare l’asana perfe...

Una quota di sofferenza

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La nostra identità gira intorno alle cose con cui ci identifichiamo, e a cui diamo appartenenza. Fra queste, la sofferenza riveste un ruolo importante nella struttura del nostro io, ne occupa grande spazio, ed è quella con cui maggiormente stabiliamo un legame di continuità  nella storia secondo cui ci rappresentiamo. La sofferenza ha grande potere di dirci chi siamo, e accuratamente la conserviamo nel corso del nostro tempo, legandoci stretto quel passato da cui non ci stacchiamo mai. Le storie ci piacciono a lieto fine, purchè arrivi dopo una grande sofferenza su cui si è potuto vincere. Quanta fatica tocca all'uomo felice , che per scelta vive attraversando la sofferenza lasciandola andare, senza farne la propria costante compagnia, che dunque guarda al proprio passato senza bisogno di dipingerlo di ombre. Che vive pienamente senza difese e senza luoghi in cui nascondersi, vulnerabile e permeabile. Intoccabile. Come può vivere in un mondo in cui a ciascuno è richiesto di conserv...